Igienisti dentali “cacasotto”? È ok, se serve a tutelare la salute

Premetto che non voglio generalizzare e gli odontoiatri che leggeranno questo post non me ne vogliano, non voglio soffiare sul fuoco e data la crisi che stiamo tutti attraversando vorrei solo proporre una mia interpretazione sul perché gli Igienisti Dentali sono quelli che tra tutti nel team hanno dimostrato di avere più “paura” di questa emergenza sanitaria. Ovviamente io sono di parte ma, come spesso accade, le situazioni estreme fanno venire i nodi al pettine.

Perché abbiamo paura di fare il nostro lavoro? Le procedure che andiamo ad effettuare per la detartrasi e la lucidatura delle superfici dentali, sono altamente inquinanti sia per l’ambiente sia per l’operatore (vedi bioareosol e splatter). La distanza massima che possiamo tenere durante l’operatività è di 35-50 cm max! Lavoriamo senza assistente e tenere un aspiratore AVA tutto il giorno porterebbe ad avere il polso dolorante dopo due giorni con possibili conseguenze future. L’igiene orale è un trattamento procrastinabile nella maggior parte dei casi.

Perché siamo così pignoli sulla pulizia ambientale e ricopriamo le nostre aree operative di domopack e siamo attenti ai protocolli di sterilizzazione? La forma mentis viene data dalla nostra formazione che fin dal primo anno di università prevede molte ore di didattica sulla prevenzione delle infezioni crociate. Durante i tre anni di tirocinio ci occupiamo quasi in esclusiva ed ingiustamente (sarebbe molto bene lo facessero anche gli odontoiatri vedi mio post “Il pesce puzza dalla testa”) dei protocolli di sterilizzazione, decontaminazione e preparazione delle aree operative.

Abbiamo un Habitus culturale dato dalla disciplina che studiamo

Il termine stesso di “igiene” vuole dire cura e salute, per la sua importanza nell’ambito medico esso viene invocato durante il giuramento di Ippocrate. Il ripetersi continuo del suo significato, mette alla maggior parte di noi ID un tatuaggio indelebile e ci rende ipersensibili a tutto ciò che lo potrebbe vanificare.

Questa ipersensibilità (buona in casi di emergenza come questi) talvolta non trova riscontro nell’ambiente lavorativo e si vive la frustrazione di doverci adattare a metodi non condivisi. Oppure, in taluni casi, a protocolli che non rispettano la protezione e la sicurezza del nostro lavoro. Farò alcuni esempi basici che riguardano direttamente la nostra sicurezza:

  • Mancanza di considerazione dei tempi di decontaminazione e preparazione dell’area operativa tra un paziente e l’altro (vedi sedute di igiene di 30 minuti)
  • Mancato calcolo del numero di strumenti o attrezzature necessarie all’esecuzione delle procedure per consentire di avere sempre strumenti che abbiano concluso il ciclo corretto
  • Mancata attenzione per i prodotti chimici usati, semplici disinfettanti utilizzati come “sterilizzanti a freddo”, prodotti spray su base alcolica spruzzati nell’aria e respirati da tutti etc..
  • Prodotti monouso che vengono riciclati (vedi mio articolo “Il riciclo del monouso” o “La triste storia dello spazzolino per la profilassi”)
  • Uso dei guanti fuori dall’area operativa ( inquinamento di cassetti, porte, maniglie, tastiere etc.)
  • Acquisto dei guanti e mascherine e dispositivi di protezione, basato sul prezzo o con scarsa conoscenza sui livelli protettivi e danni da prodotti scadenti (vedi il rilascio delle fibre insolubili presenti nel TNT di bassa qualità)
  • NB: Darei per scontato il protocollo di sterilizzazione della strumentazione altrimenti ci sarebbe una responsabilità di etica personale anche nostra, ove non si rispetti!

Quindi, l’ID con “habitus” che ha come mission la salute e non la malattia, durante questi momenti dove in gioco c’è molto, troppo per essere “imperfetti”, ha ragione ad avere paura!

Ringrazio tutti gli studi dove collaboro e dove ho collaborato che mi hanno consultata e hanno seguito i miei consigli per il miglioramento dei protocolli di sterilizzazione in tutti questi anni. Invito i colleghi a farsi da promotori o da supporto nella scelta di prodotti e protocolli che ben conoscono. Non smettete mai di essere dei “cacasotto” quando si tratta di tutelare la vostra salute e di quella e degli altri. Invito tutti a tramutare la paura in azione nella ricerca della sicurezza. La strada la conoscete, perseguitela!

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L'autrice dell'articolo

Consuelo Sanavia

Consuelo Sanavia

Sono un’igienista dentale con 30 anni di esperienza in studio. Mi occupo di formazione per colleghi e odontoiatri. I miei corsi sono mirati a una attività clinica moderna e in linea con le evidenze scientifiche EBM e le linee guida nazionali ed internazionali. Svolgo attività privata in studio, in provincia di Asti. Sono inoltre docente di Scienze e tecniche di igiene orale all’Università di Genova e in vari master universitari.

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