Molte evidenze scientifiche sostengono che la terapia di supporto per mantenere gli impianti dentali sia necessaria per una buona salute perimplantare, per ridurre l’insuccesso di un impianto e aumentarne il tasso di sopravvivenza laddove ci sia stata la perimplantite.
I pazienti che si sottopongono a riabilitazioni con impianti sono convinti che questi non siano dei denti e che non necessitino di cure domiciliari e professionali.
È compito dello specialista che fa il piano di trattamento spiegare le possibili conseguenze finanziarie e biologiche della mancata cura domiciliare e della terapia di supporto (ne avevo già parlato qualche anno fa in questo articolo specifico qui sul Blog).
Gli impianti dentali generano costi aggiuntivi nel mantenimento post intervento
Ecco perché è necessario spiegare al paziente che le riabilitazioni con protesi e impianti generano costi aggiuntivi oltre l’investimento iniziale. Inoltre, più è complessa è la protesi, più costerà mantenerne l’integrità.
Se il mantenimento igienico professionale ha un costo, la perimplantite e la perdita dell’impianto hanno costi addirittura maggiori, come si evince da uno studio svedese Karlson et al. 2022.
Perché è importante chiarire la necessità del trattamento e i suoi costi post intervento
L’importanza di mettere in luce la necessità del trattamento per mantenere gli impianti dentali fa parte di un comportamento etico del professionista che dovrà anche spiegare che i costi di mantenimento vanno calcolati sul lungo termine.
Ad esempio, i pazienti possono essere in grado di coprire il costo iniziale degli impianti dentali e dei relativi restauri associati al momento dell’inserimento dell’impianto, quando lavorano e si guadagnano da vivere, ma il costo a lungo termine delle cure di supporto potrebbe non essere spiegato chiaramente ai pazienti e possono avere un impatto quando non sono più economicamente attivi (Alani et al., 2014 ).
Ma quanto costa (davvero) mantenere un impianto?
Pensando alle tariffe medie di igiene professionale in Italia, il mantenimento potrebbe costare dai 200 ai 500 euro all’anno. Ci sono pazienti che necessitano di essere visti anche 3 o 4 volte all’anno.
Per i pazienti con rischio di parodontite sarà necessario un mantenimento di denti e impianti frequente presso l’igienista dentale (su mantenimento e sondaggio puoi trovare un approfondimento in un articolo che avevo pubblicato insieme alla dott.ssa Alessia Iommiello qualche anno fa sulla versione italiana della rivista scientifica Hygiene Tribune a questo link).
Pazienti con protesi avvitate avranno bisogno periodicamente di sedute per smontare, pulire, controllare gli impianti e rimontare il manufatto. E questo con un costo aggiuntivo.
Eventi avversi, poi, potrebbero portare alla rottura delle strutture implantari e protesiche con costi aggiuntivi.
Quando un impianto presenta segni di perimplantite, la terapia non chirurgica o chirurgica comporterà un ulteriore costo al paziente, sia biologico sia finanziario.
Perdita di impianto e rifacimento della parte protesica, inoltre, avranno un ulteriore impatto finanziario per il paziente.
Fermo restando che oggi le soluzioni implantari sono di grande beneficio funzionale, estetico e psicologico per il paziente (soprattutto se edentulo), la domanda che rimane è la seguente: oggi, al paziente che si sottopone al trattamento implantare vengono dettagliate e spiegate in modo scrupoloso tutte le cose di cui abbiamo parlato in questo articolo?